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Sensazioni a SF

Una delle cose che mi ha colpito di San Francisco e' stato il traffico. Tanto traffico sul Bay Bridge, sull'autostrada per Palo Alto, insomma dovunque durante le ore di punta. Pensavo che con la crisi il traffico sarebbe diminuito, invece no, la gente continua a spostarsi in macchina (anche perche' alternative non ce ne sono mancando un sistema di trasporto pubblico decente).

La crisi la senti quando parli con le persone che non hanno lavoro, soprattutto quelle che lavoravano al Financial District. Pero' poi parli con tante persone che stanno pensando o hanno creato nuove start-up, oppure con gente che lavora (ad esempio) in aziende che offrono banda Internet all'ingrosso, e loro ti dicono che anzi gli affari vanno bene.

Sono andato a San Francisco perche' invitato ad una conferenza organizzata allo Hoover Institute di Stanford. La cosa che mi ha colpito e' che, pur essendo lo Hoover Institute molto conservatore, le persone invitate a parlare non erano solo di quella estrazione, anzi. Le presentazioni si sono susseguite senza fare accenni alla politica teorica, ma discutendo in maniera concreta di argomenti che riguardavano l'imprenditoria e come questa possa essere veicolata in altri paesi tramite le ambasciate americane nel mondo, seguendo il modello di successo del programma Partnership for Growth sviluppato in Italia.

Alla conferenza, aperta ad un numero ristretto di persone, hanno parlato Shultz (ex segretario di stato), Condoleeza Rice, il presidente di Stanford, il presidente di Oracle, e tanti altri di questo livello. Shultz in particolare ha detto una cosa che condivido pienamente: le metodologie per il calcolo del PIL (prodotto interno lordo) sono state sviluppate negli anni 20 (dello scorso secolo). Continuiamo ad utilizzare le stesse metodologie oggi e cosi' ad esempio ci troviamo a dover far rientrare in categorie vecchie nuovi settori dell'economia, con la conseguenza che tutta l'economia oggi sembra essere fondata sui servizi. Il problema e' che si guarda al PIL come indicatore principale dello sviluppo economico di un paese, senza contare (aggiungo io) il valore, ad esempio, di servizi non a pagamento come Wikipedia, il costo dell'inquinamento etc.

Sentendo parlare persone di paesi diversi, alcuni temi sono stati ricorrenti:

- le elite, o meglio le oligarchie politico/economiche tendono a conservare il loro potere, mantenendo un'economia chiusa all'innovazione e al cambiamento.

- in alcuni casi, quando il paese si trova difronte al baratro, ad esempio Inghilterra fine anni 70, India e Brasile piu' recentemente, si e' costretti al cambiamento, e se al potere vanno nuove elite "illuminate" che guardano al futuro senza ideologie, il cambiamento contribuisce ad arricchire il paese.

- ognuno dei partecipanti, che fosse di origine Indiana, Italiana, Francese, Argentina o altro, ha raccontato di come sia possibile trovare clienti in America.

- nessuno guarda al colore della tua pelle o al tuo accento, ma solo a se il tuo prodotto o servizio li puo' far risparmiare o essere di migliore qualita'. Ciascuno ha raccontato di esperienze imprenditoriali nei propri paesi di origine, dove trovare i clienti era quasi impossibile vista la chiusura del mercato. La prima CEO indiana di un'azienda quotata al NASDAQ ha raccontato di come riusciva a vendere nel Wisconsin o altri posti cosi', lei donna, di colore e con un accento improbabile.

Alcuni degli spunti piu' interessanti:

- una delle ragioni del successo dell'India (almeno di quella parte del paese che vive nel 21 secolo) e' che quando i russi hanno lanciato lo Sputnik gli americani hanno aperto le frontiere a tutti gli ingegneri migliori, anche indiani, che prima non potevano venire negli USA. In quel periodo e' iniziato il rapporto bilaterale fra ingegneri Indiani trasferiti in Silicon Valley e quelli rimasti in India che ha portato alla creazione di aziende e benessere economico.

- un paio di CEO di start-up (applicazioni I-Phone e Social networking) hanno raccontato di come oramai lo sviluppo lo facciano fare in Bulgaria o a Buenos Aires. Costi di sviluppo bassi, ingegneri molto preparati, voglia di lavorare altissima, nulla a che vedere con la media degli ingegneri che si trovano in Silicon Valley che sono (in media) meno preparati, costano di piu' e alle 18:00 escono dall'ufficio.

- Berkeley e Stanford non sono Universita' buone, sono eccellenti e attraggono i migliori studenti da tutto il mondo. Quando i rettori di universita' buone in giro per il mondo chiedono al Presidente di Stanford quale sia il segreto del successo, lui risponde: "inutile avere tante universita' buone, si deve avere un'universita' eccellente capace di attrarre i migliori professori e i migliori studenti da tutto il mondo".

- i centri di trasferimento tecnologico dall'universita' alla industria non funzionano. E' una verita' che raccontano in pochi, ma anche in America non funzionano, con una chiara eccezione a Stanford, dove pero' sono gli imprenditori che fanno scouting all'interno dell'universita' o studenti/professori che creano le loro aziende.

Una persona in sala ha chiesto se non si fosse preoccupati per il livello medio basso dell'istruzione negli USA. Le hanno risposto che non e' un problema per Silicon Valley perche' alla fine i migliori di tutto il mondo comunque vengono li. Ora io su questa convinzione non sarei cosi' sicuro perche' a lungo andare un paese che non ha un'istruzione adeguata alle migliori nel mondo e' destinato al declino, e poi l'America non e' solo Silicon Valley.