Scrivere un libro o lasciare tracce in rete?
Ricordo di aver sentito una persona di una certa eta' dire che ormai la sua vita era completa perche' aveva avuto figli, fatto una buona carriera lavorativa e scritto un libro.
Questa voglia di scrivere un libro e' talmente radicata in noi che abbiamo perso di vista il fatto che il libro non e' altro che un supporto tecnologico che esprime un formato espressivo, ad esempio una storia. Quando diciamo che vogliamo scrivere un libro in genere intendiamo raccontare una storia personale o di fantasia.
Forse, nel ventunesimo secolo il formato libro non e' piu' quello adatto a raccontare queste storie. Certo non esiste ancora un formato codificato che possa soppiantare il libro, pero' a pensarci bene, se voglio conoscere la storia di una persona, posso leggere il suo blog, fare una ricerca su google per vedere se ci sono video della persona, insomma seguire le tracce che la persona ha lasciato in rete.
Inoltre quando le persone che utilizzano Internet vogliono raccontare una storia, nella maggior parte dei casi iniziano scrivendo mini-storie (post in un blog). Poi eventualmente riorganizzano i post, li linkano in maniera nuova e aggiungono video, foto e suoni per creare dei percorsi di lettura alternativi.
Ai tempi di Splinder il sogno delle blogstar era quello di scrivere un libro sulla base della notorieta' acquisita in rete. Il risultato era spesso poco incoraggiante, perche' e' difficile comprimere nel formato libro il formato blog.
Ecco, forse quello che oggi e' diventato chiaro, dopo anni di "mini-storie" scritte in rete, e' che il formato libro e' una limitazione alla possibilita' espressiva delle nuove tecnologie.
Forse e' proprio questo che direi a quella persona che pensava di aver fatto tutto nella propria vita: nel 21 secolo non hai fatto proprio tutto se non hai lasciato tracce in rete.