La conferenza ha avuto alcuni momenti interessanti, ma per il resto mi e' sembrato inappropriato chiamarla conferenza sull'intelligenza artificiale; meglio sarebbe stato chiamarla conferenza sulla intelligenza umana applicata a risolvere problemi specifici con l'aiuto dei computer.
Alla fine della conferenza, mi sono trattenuto in albergo per utilizzare la connessione internet, e a quel punto mi si avvicina una tipa italiana che mi chiede se puo' usare il mio pc per controllare se le e' arrivata una mail. Le do il pc, finisco di fare le mie cose, e poi usciamo assieme a fare 2 passi.
Mi racconta che e' dottoranda e che studia come creare un sistema esperto per assistere nelle prenotazioni, ad esempio di alberghi, sul web. Molto orgogliosa di quello che fa, mi dice:
"sai, noi in Italia abbiamo un approccio molto piu' teorico, usiamo molto la logica e la matematica, mica come questi americani che programmano, vedono cosa succede, riaggiustano e cosi' via".
A parte il fatto che mi e' sembrato che tutti alla conferenza avessero un approccio non da intelligenza artificiale, la poverina mi ha fatto venire in mente lo stato dell'universita' in Italia, dove sopravvivono ancora idee del tipo: la ricerca applicata e' di destra, quella teorica e' di sinistra.
Poi ho pensato alla povera dottoranda, che si specializza in un campo nel quale non potra' mai applicare veramente quello che fa, dove nessuno apprezzera' quello che fa, dove non si potra' mai capire se ha fatto bene o fatto male, dove quello che conta e' produrre carta.
Va beh, chiudo lo sfogo, non in clima da vacanza, con la considerazione che non c'entra nulla il fatto che la dottoranda abbia gentilmente declinato un mio invito a cena.